Ascolto e osservazione
attenta, grande rispetto e fiducia, valorizzazione delle
abilità e dell’intelligenza del nostro
cane sono le basi per arrivare al rapporto di ARMONIA
e COMPLICITA’
che si deve instaurare fra noi e il nostro amico a quattrozampe.
SPONTANEITA’ e NATURALEZZA
sono infatti gli aspetti che caratterizzano la relazione
che viene offerta al prossimo durante le visite assistite
dall’animale, cosa che richiede a noi e al nostro
cane di diventare una vera e propria “squadra”,
una coppia affiatata pronta a condividere un’esperienza
nuova ed emozionante, ma che implica anche una fortissima
responsabilità. Responsabilità nei confronti
del nostro “amico fidato”.
Per ottenere un tale risultato il
primo passo è ottenere la fiducia del nostro cane, cosa che si costruisce attraverso un comportamento
non avversativo: far paura, provocare dolore, creare
stati di frustrazione o di stress, essere incoerenti…
tutto ciò provoca una caduta di fiducia del cane
nei confronti dell’uomo.
Il secondo passo
è diventare guida e riferimento sicuro. In genere
si sente dire che il proprietario deve assumere il ruolo
di "capobranco", deve essere dominante sul cane, secondo
un tradizionale modello di obbedienza e disciplina dove
il cane recita la parte del “soldatino scattante”. Non è questo che ci attendiamo dai nostri cani.
Ciò che ci proponiamo è che il cane si senta rassicurato dalla presenza
del suo compagno umano e non spaventato.
Deve poterci vedere come un sostegno capace di aiutarlo ad
apprendere tutto ciò di cui ha bisogno per vivere
bene nel complesso ambiente umano, un amico che gli dia affetto e sicurezza, che gli sia compagno in attività
piacevoli, di reciproca collaborazione e coinvolgimento, permettendogli di vivere esperienze positive.
Uomo e cane sono una “squadra” se non c’è
conflitto, competizione, ma "semplicemente" RISPETTO, FIDUCIA, CONDIVISIONE, INTERESSE
RECIPROCI.
Si parla sempre più di “educazione ed
istruzione cinofila” (educare - dal latino educere - significa tirare fuori
le tendenze innate e adeguarle al contesto; istruire - da instruere - significa dare
competenze specifiche) e sempre meno di “addestramento”
(dove è importante l’obbedienza).
Secondo
noi un cane “educato” non è un cane
che ha imparato le buone maniere ma che ha un carattere
equilibrato, collaborativo e che si sa comportare adeguatamente
ad ogni contesto.
Si utilizzano non solo sistemi educativi cd. “gentili”
(che diamo “per scontati”) ma si segue un
approccio cognitivo e relazionale.
I metodi gentili hanno il grande merito di non fare
violenza sul cane in contrapposizione ai metodi tradizionali:
grazie alle recenti scoperte delle scienze cognitive
oggi possiamo fare di più e cioè aumentare
l’intelligenza del cane, migliorando la sua flessibilità
cognitiva, aumentando la sua capacità di concentrazione
e di riflessione. Tutto ciò favorisce il suo
stare bene in quasi tutte le situazioni, comprese quelle
talvolta più complesse delle attività
assistite.
Vogliamo quindi orientare i nostri sforzi su un progetto
di crescita e valorizzazione della nostra relazione
con il cane, tarato sulla coppia e non sul cane, che
riconosce pienamente la sua dignità e valorizza
la sua diversità (alterità) e unicità.
Se vogliamo davvero un “compagno di viaggio e
di vita”, un amico sincero, dobbiamo investire
energie su di lui, rispettandolo e sostenendolo in ogni
istante.
Perché noi l’abbiamo scelto e ne siamo
responsabili per tutta la vita. Dobbiamo solo scoprire
tutto quello che può offrire a noi e, tramite
noi, agli altri.
Come scoprirlo, saremo felici di farlo insieme a
te.
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